Il 5 marzo 2022 in occasione dei 100 anni dalla nascita di #Pasolini il giornalista Paolo Cantarutti di Radio Onde Furlane mi ha intervistato riguardo al progetto I PUNKS TAL FRIÛL.
Riporto qui di seguito la trascrizione e la traduzione di quella intervista a cura di Marianna Clocchiatti. Potete sentire la trasmissione in lingua originale (friulano) a questo link.
[Introduzione] Nello spazio di “La Crame”, questa settimana non si può non parlare del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, che, com’era da aspettarsi, è stato sfruttato di qua e di là, anche da buona parte del mondo culturale istituzionale.
Per fare un esempio, proprio questa settimana il Teatro Stabile Friulano ha messo in piedi una lettura di “I Turcs Tal Friûl” (I turchi in Friuli) al Teatro Nuovo Giovanni da Udine: testo scritto da Pasolini nel 1944, è una lettura direi celebrativa per com’è pensata e che ricorda altre iniziative di questo tipo sulla cultura friulana, per esempio la lettura della Bibbia, anni fa.
Certo “I Turcs tal Friûl” potrebbe essere considerata una Bibbia per certi versi.
Però “I Turcs tal Friûl” è diventato anche l’ispirazione per una sorta di movimento artistico che si sta formando a partire da un’idea di Alessandro di Pauli, di MateâriuM, e anche di FELICI ma Furlans proprio attorno a questo testo che, da “I Turcs tal Friûl”, è diventato “Punks tal Friûl” (I punk in Friuli).
E allora vediamo di andare un po’ a scoprire come si sta muovendo questo movimento, proprio con Alessandro.
[Domanda] Ciao Alessandro, ben trovato. È stato un po’ di mesi fa che hai lanciato questa idea in rete, “I Punks Tal Friûl”, ed è subito arrivata una risposta da molti artisti, giornalisti, operatori culturali che a questa modalità di ricordare la figura di Pasolini si sono appassionati, tanto che hanno iniziato ad arrivare diversi contributi sia per il testo scritto che veri e propri contributi musicali di moltissime band friulane, vero?
[Risposta] Sì friulane e non solo, perché il movimento si sta allargando in un modo che non avrei mai immaginato, sono veramente stupito da ciò che sta succedendo.
Giustamente, come hai detto, è un movimento ma è anche un nuovo modo di pensare la produzione artistica, un rinnovamento nella forma di fare e di creare.
Tanto per cominciare nasce tutto da questa coincidenza dei 100 anni della nascita di Pasolini e dal fatto che ho pensato che questo autore, sempre provocatorio, fuori dagli schemi e che sapeva anche mettersi a confronto con la cultura ed essere sincero e duro nei confronti del potere e dei potenti, adesso viene celebrato e diventa un monumento, un’istituzione, nonostante fosse così anti-borghese e sempre in movimento.
E anche anti-istituzionale…
Anti-istituzionale sì, e anche scandaloso.
Come può questo autore diventare adesso un monumento? Questa visione non mi piaceva e continua a non piacermi. Allora ho pensato non a come celebrare Pasolini, ma come prendere una sua creazione, che è un lavoro importante e come hai detto tu con una giusta metafora, quasi una Bibbia del teatro friulano e che incontra l’identità culturale friulana, che è “I Turcs tal Friûl” e come potrebbe essere se Pasolini la scrivesse al giorno d’oggi. Lui l’ha scritta quando i nazisti occupavano la nostra terra e parla di un’urgenza culturale, dove il popolo friulano è sotto assedio, sta per morire, sta per soccombere a causa di una potenza più grande di lui.
Ma oggi giorno chi sono i friulani? Chi sono i turchi? Chi è l’altro che viene qui nella nostra terra? È qualcuno che vuole cancellarci o qualcuno che arriva con un’altra domanda?
[Domanda] E alla fine diventa un’opera punk e dunque dissacrante, contro il potere, e in questo mi ricorda proprio il periodo punk, gli anni ‘90, quando Usmis, il movimento culturale friulano che si raccoglieva attorno alla rivista omonima di cui anche io facevo parte, ha lanciato uno sciopero situazionista, uno sciopero di sottrazione creativa contro le celebrazioni che quella volta erano per i venti anni e che venne chiamato “Pasolini strike” e la proposta allora era di fare silenzio, di domandare di leggere e di conoscere le opere di Pasolini, per fare in modo che uno sforzo del genere potesse far nascere “intelligenze corsare”, direbbe Pasolini, e sicuramente non legittimazioni di strutture di potere.
Il vostro progetto “I Punks tal Friùl” và un po’ in questo senso.
Una scelta forte che avete fatto, per esempio, è stata quella di non chiedere contributi alle istituzioni come invece fa buona parte del mondo culturale attraverso un bando della regione fatto a posta. Perché voi avete deciso di non percorrere questa strada?
[Risposta] È stata una scelta che non vuole essere una critica nei confronti delle persone che hanno partecipato al bando, questo è importante, perché per tanti, sul nostro territorio è un vero e prorprio lavoro quello di partecipare ai bandi, sono soldi importanti per fare cultura, ma anche per poter andare avanti con la propria professione.
Io non ho partecipato al bando perché potevo anche permettermi di non parteciparvi, e potevo permettermi di dire qualcosa anche per chi NON POTEVA dire qualcosa.
Non è un giudizio nei confronti dei miei colleghi, questo è fondamentale.
Ma io prendo una posizione e dico che i bandi tematici sono una cosa fuori da ogni criterio artistico e anche scandalosi.
Per esempio quest’anno sono i 200 anni dalla nascita di Adelaide Ristori. E allora perché Pasolini e non Adelaide Ristori? Dopo anni in cui vengono celebrati Bertrando e il Patriarcato, Dante, Leonardo, tutti uomini. È qualcosa di allucinante.
E allora io mi sono sentito di proporre un’idea che è provocatoria, un’idea che però al contrario dello “Strike” non vuole fermare qualcosa, ma muovere qualcosa.
Vuol fare rumore e non vuole avere etichette, non vuole avere il logo di quello o di quell’altro.
Sarebbe stato facile probabilmente, ricevere un contributo per questo progetto perché stiamo muovendo veramente tanta gente, però immaginare una band punk che fa controcultura con il logo della regione sopra mi ha fatto letteralmente venire i brividi.
Questo invece è “do it yourself”, lo facciamo noi, con i nostri sforzi, le nostre conoscenze e con una libertà che ha certamente un prezzo.
La libertà ha un prezzo, come la democrazia ha un prezzo, e lo stiamo vedendo in questi giorni. È un prezzo che sicuramente pagheremo qui in Europa per tutto quello che sta succedendo. Ma è una moneta che usiamo con piacere.
[Domanda] Come si è data una svolta a questa storia: avete aperto una pagina su facebook chiamata “Punksolini” e lì è nato un confronto, un dibattito, una scrittura e un’opera collettiva che si sta trasformando nel tempo; è un’opera “in progress”. Ma in tanti hanno aderito, moltissimi gruppi musicali con pezzi punk e non che andranno, immagino, a formare uno spettacolo musicale, un concerto. Che cosa sta nascendo, che cosa pensi verrà fuori da questo movimento?
[Risposta] Allora, io ti dico una cosa e tu mi dirai cosa ne pensi e cosa ne pensano gli ascoltatori: credo che il movimento abbia una forma anarchica, non nel senso che sia caotico, non parliamo di un caos nel movimento.
Io ho lanciato quest’idea, realizzare delle creazioni a partire dalla domanda: “Per cosa vale la pena di fare rumore al giorno d’oggi?” e tante band e artisti stanno partecipando, ma ti confesso che la mia idea non è di mettere questa musica, queste creazioni, queste opere al servizio di un prodotto che può essere uno spettacolo o un concerto. Ci sarà un momento i cui ci ritroveremo con tutte le realtà che hanno collaborato per decidere cosa farne.
Le band, gli artisti, non sono al servizio di una mia idea che io deciderò se trasformare in spettacolo, per ora siamo una piccola comunità rumorosa costituita da queste 15 o 16 band più quelli che hanno fatto le illustrazioni, quelli che partecipano alla comunicazione e tutti quanti ci troveremo per decidere cosa fare di questa energia che abbiamo trovato.