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Come suddividere le scene in sceneggiatura | un esercizio pratico

In questo articolo vi racconterò con semplicità come suddividere le scene della vostra sceneggiatura a partire dal cattivo esempio, ma di successo, dei fratelli Coen. A fine articolo un esercizio pratico.

Qualche giorno fa mi sono riletto la sceneggiatura di “Non è un paese per vecchi”  (No Country for Old Men) del 2007 scritta da Joel ed Ethan Coen come adattamento dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy. Lo avete visto? Un capolavoro. Ho però dei dubbi sulla sceneggiatura. Sì, anche se ha vinto il premio Oscar, ma secondo me ci sono delle cosette che non vanno.

Mi spiego. Le prime 5 pagine della sceneggiatura seppur meravigliose dal punto di vista narrativo, non rispettano le regole classiche della suddivisione in scene in sceneggiatura. Le descrizioni si susseguono, ma le scene non sono individuate in modo canonico. Ero sul punto di telefonare agli autori, ma poi ho pensato: “Perché disturbarli quando posso sparlare di loro sul mio rinomato blog?”.

Il fatto è che i fratelli Coen un po’ se lo possono permettere, che dite? Oltre ad essere autori dell’adattamento, hanno curato anche la regia ed hanno esperienza, mezzi e una visione molto chiara di quello che accade sul set. Poi, fondamentale, la storia funziona, non basta questo? No, non sempre, non per tutti. Mi spiego meglio…

Spesso accade questo: se la sceneggiatura è scritta anche da chi poi ne curerà la regia si troveranno un sacco di imprecisioni formali e di lacune. Le imprecisioni più ricorrenti sono solitamente: riempire le descrizioni di indicazioni di regia (stacca qui, zumma la, come nelle sceneggiature di Inarritu) e una suddivisione approssimativa delle scene.

Cosa avrebbero dovuto fare i fratelloni Coen per realizzare un buon lavoro? Nulla, per loro va bene così, sono i fratelli Coen (e che c***o), siamo invece noi che dobbiamo ancora farci un nome e un’esperienza e per questo dobbiamo cercare di essere precisi nei vari aspetti di quest’arte. Concordate?

Partiamo da una considerazione: esistono molti modi per suddividere (individuare) le scene di un testo drammatico. Si può far iniziare una scena nuova ogni volta che un personaggio entra o esce dallo spazio scenico (puoi riscontrarlo nelle opere di Shakespeare), puoi iniziare una nuova scena ogni volta che c’è un cambio di argomento / tema (in questo caso leggi “Roberto Zucco” di Koltés) o puoi farlo un po’ quando ti pare (i fratelloni Coen).

In generale in sceneggiatura s’inizia una scena nuova ogni volta che c’è un cambio nello spazio e/o nel tempo. Vi propongo degli esempi:

  1. ) mettiamo che una sceneggiatura sia incentrata su qualcuno che scrive a computer un lungo e noioso articolo sulla suddivisione delle scene in sceneggiatura e che tutto sia narrato in tempo reale, senza salti nel racconto; anche se il copione risulterà di 120 pagine, trattandosi di un lungometraggio, ci sarà sempre e solo un’unica scena perché non ci sono salti temporali né spaziali. Inizierai la tua sceneggiatura con INT. UFFICIO GIORNO e non ti servirà aggiungere nient’altro (poi ritornerò su questo esempio);
  2. mettiamo che una sceneggiatura sia incentrata su qualcuno che scrive a computer un lungo e noioso articolo sulla suddivisione delle scene in sceneggiatura durante un viaggio e che tutto venga narrato senza salti temporali in real time; in questo caso ci saranno diverse ambientazioni in cui avverrà l’azione quindi le tue scene saranno tante quante i luoghi che verranno attraversati da Jack Bauer (cit.) INT. TRENO GIORNO; INT. STAZIONE GIORNO; EXT. PIAZZALE GIORNO; … (poi ritornerò su questo esempio);
  3. mettiamo che una sceneggiatura sia incentrata su qualcuno che scrive a computer un lungo e noioso articolo sulla suddivisione delle scene in sceneggiatura nello stesso luogo, ma in diversi momenti della giornata ovvero con dei salti narrativi/ellissi; in questo caso nella sceneggiatura appariranno le seguenti scene INT. UFFICIO GIORNO; INT. UFFICIO TRAMONTO; INT. UFFICIO NOTTE (poi ritornerò su questo esempio).

Vi è tutto chiaro? C’è un cambiamento di spazio o un cambiamento di tempo o entrambi? No panic: scrivo una nuova intestazione di scena dove riporto le indicazioni di INT. o EXT. il LUOGO e la qualità della LUCE. Ad esempio INT. TRENO GIORNO. Tutto ok?

Ora so cosa vi state chiedendo:

  1. nell’esempio 1 come faccio a individuare i vari momenti della narrazione? È vero che per 120 pagine c’è sempre la stessa azione nello stesso luogo e senza salti temporali, ma il personaggio passa attraverso vari momenti, come posso individuarli? La mia risposta è: fai una scaletta molto precisa dei vari “momenti” del tuo lungometraggio, così potrai controllare la struttura della tua sceneggiatura, ma in fase di scrittura avrai solo 1 scena. Ok? Mmm. Cosa? Sì, ma se cambia la luce? Cioè? Mettiamo che il personaggio scriva in tempo reale dal tramonto alla sera, cosa faccio? È sempre un’unica scena? O sono due scene? Una al tramonto e una alla sera? La tua è una domanda da un milione di dollari… io suddividerei in due scene. Sicuro? No, ma l’importante è prendere una scelta;
  2. nell’esempio 2 quanto devo essere specifico nella suddivisione degli ambienti? Tipo: se la scena avviene in una casa, basta mettere INT. CASA GIORNO? Bella domanda. Grazie! Una casa è composta da vari ambienti: CORRIDOIO, SALOTTO, BAGNO, … ogni volta che i personaggi passano da un’ambiente all’altro della casa c’è una scena diversa. Ottimo;
  3. nell’esempio 3 mi sembra tutto chiaro. Davvero? Si 🙂 Avrei una cosa da dirti, ma è troppo complessa da spiegare. Te la racconterò la prossima volta, ok? Ok!

Bene, a questo punto per allenarvi vi propongo un esercizio pratico nel quale ho scritto le didascalie di un cortometraggio, ma credendomi uno dei fratelli Coen, non ho suddiviso correttamente le scene. Mi aiutate a sistemare la sceneggiatura per non farmi fare una figura barbina?

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